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Tuesday, July 15, 2025

Seadas: il dolce che racconta l’anima pastorale della Sardegna

SaporiRicetteSeadas: il dolce che racconta l'anima pastorale della Sardegna

Se dovessimo raccontare un dolce che racchiude tutta lโ€™essenza della Sardegna, non potremmo non parlare delle seadas. Quelle deliziose frittelle ripiene di formaggio di pecora e guarnite con il miele sono il simbolo di questa terra.

Oggi iscritte nella lista dei prodotti agroalimentari tipici (PAT), le seadas (o sebadas) sono molto piรน di un dolce: sono un ponte tra la Sardegna pastorale e quella contemporanea, custodi di sapori autentici che resistono al tempo e alle mode.

Le radici antiche delle seadas

In realtร , le seadas hanno origini ancora piรน antiche. Giร  Catone il Censore, nel libro โ€œDe agricolturaโ€, cita una ricetta, la โ€œplacentaโ€, molto simile; e anche Petronio nel โ€œSatyriconโ€ parla proprio di un piatto realizzato con farina, formaggio e servito con il miele. Questa connessione con il mondo romano rivela quanto profonde siano le radici di questo dolce nella cultura mediterranea.

Studi recenti individuano le origini specificamente nelle montagne dell’Ogliastra settentrionale e nella Barbagia di Ollolai, tra i paesi di Dorgali e Urzulei, zone dove la pastorizia ha sempre rappresentato il cuore dell’economia locale.

In origine le seadas non erano considerate un dessert, ma un nutriente e saporito piatto unico, di benvenuto, che le donne sarde offrivano ai mariti pastori di rientro dalla transumanza. Venivano preparate per le festivitร  natalizie e pasquali, quando la produzione casearia era al suo apice, ed erano “mannas cantu su prattu“, ossia grandi quanto il piatto nel quale erano servite.

Il mistero del nome

Il nome di questo dolce racchiude in sรฉ storie affascinanti e diverse interpretazioni etimologiche. La teoria piรน accreditata lo fa derivare dalla parola latina sebum o dalla parola sarda seu, che identifica il grasso animale utilizzato nelle prime ricette. Un’altra teoria sostiene che derivi dal termine spagnolo โ€œcebarโ€ (cibare, alimentare), riferimento all’epoca del dominio spagnolo in Sardegna dopo il 1479.

La nomenclatura varia considerevolmente: seadas, sebadas, seattas, sevadas, sabadas sono solo alcune delle denominazioni che questo dolce assume attraversando l’isola, testimonianza della ricchezza dialettale sarda.

La ricetta della tradizione

Ingredienti per la pasta violada

  • 500g di farina di semola rimacinata di grano duro
  • 3 cucchiai di strutto (o olio extravergine d’oliva)
  • 1 tazza di acqua tiepida
  • 1 pizzico di sale

Per il ripieno

  • 400g di formaggio fresco (preferibilmente pecorino primo sale)
  • 2 cucchiaini di scorza di limone grattugiata
  • 100g di acqua
  • Miele di castagno o corbezzolo per guarnire

Preparazione

La pasta violada richiede pazienza e dedizione. Lavorate la farina con lo strutto e l’acqua tiepida fino a ottenere un impasto morbido e liscio. Lasciate riposare per 30 minuti.

In un tegamino sul fuoco, mettete il formaggio tagliato a piccoli pezzi. Aggiungete la scorza grattugiata del limone e un pizzico di sale, mescolando a fiamma bassa, fino a quando il formaggio non รจ completamente sciolto.

Stendete il formaggio in una teglia e lasciatelo raffreddare, poi ricavatene dischi di 6-7 cm. Stendete la pasta a 3mm di spessore e create dischetti di 10-12 cm. Farcite e sigillate i bordi con cura.

Friggete in abbondante olio di semi, versandolo con un cucchiaio nella parte che resta scoperta, facendo attenzione a non bucare la sfoglia. La frittura deve essere rapida ma delicata, per ottenere quella croccantezza dorata caratteristica.

Gli altri ingredienti fondamentali sono il miele di corbezzolo o di castagno, mieli non troppo dolci che si sposano perfettamente con l’aciditร  del formaggio. Il miele va versato fluido e abbondante sulle seadas ancora calde, prima che il ripieno si solidifichi.

Conservazione e degustazione

Le seadas devono essere consumate fresche, possibilmente nell’immediato, quando il contrasto tra la croccantezza esterna e la morbidezza filante interna raggiunge il suo apice. Si accompagnano egregiamente a vini dolci bianchi e aromatici come la Malvasia di Bosa, la Vernaccia di Oristano e il Moscato di Sardegna.

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