Tra le vette del Gran Sasso, dove l’aria è cristallina e il silenzio ha il sapore dell’eternità, si nasconde un piccolo borgo fatto di pietra bianca: Santo Stefano di Sessanio, un presepe naturale a 1250 metri di quota.
Questo borgo di appena 114 anime ha scritto una pagina unica nella storia del turismo italiano: qui è nato il primo albergo diffuso del Paese, un esperimento che ha trasformato un paese fantasma in una destinazione da sogno. Nell’antica Roma questo luogo si chiamava Sextantio e segnava una tappa fondamentale lungo le strade che univano la capitale all’Adriatico.
Una rinascita firmata dai Medici
La storia di Santo Stefano è indissolubilmente legata alla famiglia De’ Medici, che dal 1579 al 1743 trasformò il borgo in un centro economico fiorente. I signori di Firenze fecero del borgo paese il cuore del commercio della lana carfagna, un materiale grezzo utilizzato per le uniformi militari e i sai dei monaci.
L’eredità medicea è ancora visibile ovunque: dalla Porta Medicea che accoglie i visitatori con il suo stemma fiorentino, fino alla Torre Medicea che domina il borgo dall’alto dei suoi 20 metri. Quest’ultima, simbolo di Santo Stefano, è stata completamente ricostruita dopo il crollo causato dal terremoto del 2009.
Il miracolo dell’albergo diffuso
La vera magia di Santo Stefano inizia negli anni ’90, quando l’imprenditore italo-svedese Daniele Kihlgren si innamora perdutamente di questo borgo abbandonato. La sua visione fu rivoluzionaria: trasformare le case abbandonate in un albergo diffuso, rispettando ogni pietra, ogni dettaglio architettonico.
Il progetto Sextantio non è solo turistico: è un modello di sviluppo sostenibile che ha riportato in vita un intero territorio. Le antiche abitazioni contadine sono diventate suite caratteristiche e le botteghe artigiane hanno riaperto i battenti.
Cosa vedere passeggiando tra le pietre
Il centro storico è un dedalo di vicoli in pietra calcarea bianca dove ogni angolo racconta una storia. Il Palazzo del Capitano si erge come residenza signorile con le sue eleganti finestre bifore tardo-gotiche, testimonianza del potere mediceo. La Chiesa di Santo Stefano Martire, edificio trecentesco, custodisce preziose tele settecentesche che narrano il martirio del santo patrono.
Poco distante, la Chiesa della Madonna del Lago, un piccolo gioiello del XVII secolo, affacciata su un suggestivo laghetto che cambia aspetto con le stagioni. Non perdete il Vicolo del Bacio, il più stretto e romantico del borgo, dove secondo la tradizione i giovani innamorati si davano appuntamento per rubarsi baci appassionati.
Sapori e tradizioni da gustare
Santo Stefano è anche una festa per il palato. La lenticchia di Santo Stefano di Sessanio è un presidio Slow Food: piccola, scura, dalla buccia sottile, così tenera da non richiedere ammollo. Ogni primo weekend di settembre, la Sagra della lenticchia celebra questo tesoro gastronomico insieme ad altri prodotti locali.
Il canestrato di Castel del Monte e lo zafferano dell’altopiano di Navelli completano un quadro gastronomico di eccellenza.
Nei dintorni: tra castelli e grotte
Visitare Santo Stefano di Sessanio è un’esperienza che cambia il modo di vedere il turismo. A pochi chilometri dal borgo si possono visitare il Castello di Rocca Calascio (location di film famosi come Ladyhawke) e le Grotte di Stiffe, complesso carsico con cascate sotterranee e uno dei presepi più scenografici d’Italia.
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