Perché non abbiamo mai un minuto per noi?
Oggi il tempo è diventato una moneta, e pare che non valga niente se non è speso per produrre qualcosa.
Viviamo in un mondo che ti fa sentire in colpa se non corri. Se non ottimizzi. Se non hai una “morning routine” da CEO o un’agenda piena.
Dormire otto ore? Pigro.
Fare colazione con calma? Sei fuori dal loop.
Prendersi una pausa? Solo se te la sei meritata.
Eppure basterebbe guardarsi intorno per capire che non siamo macchine.
Le file nei bar, le chiacchiere per strada, gli sguardi persi dal finestrino del treno: sono piccole ribellioni silenziose, gesti minuscoli che urlano il bisogno di rallentare.
Abbiamo confuso il fare con il valere.
Ma il tempo, quello vero, quello senza notifiche e senza obiettivi, è il solo spazio dove può nascere qualcosa di autentico. Una conversazione. Un’idea. Un sorriso. Un respiro.
E forse è proprio questo il punto più scomodo: in un mondo che ci vuole efficienti, il tempo libero è sovversivo.
Non serve a niente, se non a farti sentire vivo.
E allora ecco la vera rivoluzione: sedersi su una panchina senza motivo, guardare il tramonto dietro l’Etna, camminare senza meta per le vie di Roma, dire “no” a un’altra chiamata su Teams per dire “sì” a se stessi.
Perché la libertà non è solo potere scegliere dove vivere o cosa fare.
La libertà è poter decidere come usare il proprio tempo. E se oggi ci sembra un privilegio… allora c’è qualcosa che dobbiamo rimettere in discussione.
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