Nel comune di Stra, a Venezia è stata inaugurata la mostra La forza del colore. Roberto Capucci a Villa Pisani. I visitatori avranno l’occasione di ammirare ben venti abiti d’archivio e una settantina di cimeli fra schizzi e fotografie d’epoca.
Una mostra in un palazzo storico a Venezia.
Il talento di Roberto Capucci viene scoperto da giovanissimo. Classe 1930, il suo debutto avviene nel 1951 quando il marchese e promotore della moda italiana Giovanni Battista Giorgini lo invita a partecipare alla seconda edizione di sfilate a Firenze.
Nella mostra a Villa Pisani sono esposti gli abiti più iconici da lui realizzati. Ogni capo è caratterizzato da strutture e volumi complessi. Sono vere e proprie sculture in movimento.
La mostra è stata curata da Francesco Trentini ed Enrico e Paolo Alvise Minio della Fondazione Capucci. I curatori hanno voluto creare con questa esibizione un gioco di movimento e staticità. Lo spazio d’esposizione principale è il Salone da Ballo affrescato da Giambattista Tiepolo nel XVIII secolo. In questo spazio il protagonista principale è l’abito da nozze di Capucci ispirato proprio ai colori dello stesso Tiepolo. La mostra prosegue nelle tre sale espositive presenti al pian terreno della Villa. In queste aree è possibile trovare parte dell’archivio creativo dello stilista e un focus sui colori attraverso l’esposizione di alcune delle sue creazioni più emblematiche.
La carriera da sogno del sarto architetto.
Dopo il debutto nel 1951, Roberto Capucci apre la sua prima boutique in via Gregoriana a Roma. Nel 1958 diventa il primo italiano a vincere a Boston il premio Filene’s Young Talent Design Award, l’Oscar della Moda. Da qui la sua carriera è in perenne ascesa. In questi anni nascono alcune delle sue creazioni più iconiche come i pantaloni Butterfly, a farfalla e con stampa floreale realizzata in organza satinata, e il cappotto “a doppio triangolo”.
Gli anni ’70 sono quelli più di sperimentazione per lo stilista. Inizia a prendere spunto dall’India per i colori delle sue collezioni. E nel 1977 prende spunto dall’Oriente per creare la linea Kimono, caratterizzata da organze e sete preziose.
Gli anni ’90 sanciscono il suo successo proprio in Oriente. La ministra del commercio estero cinese Wu Yi lo invita a Pechino per realizzare il suo primo show composto da 64 abiti-scultura.
La musa di Roberto Capucci è Silvana Mangano, per cui disegna i costumi del film di Pier Paolo Pasolini Teorema. Ma altre dive lo hanno scelto e amato, come Jacqueline Kennedy e Marilyn Monroe.
Le opere iconiche del sarto italiano.
Roberto Capucci non ama però definirsi stilista. Lui preferisce essere chiamato sarto. Nella sua carriera ha creato dei capi unici, dalle strutture complesse e a cui ha dato nomi iconici.
Il più noto di tutti è senz’altro L’angelo d’Oro, un capo composto da plissé, taffetà e lamé. È stato realizzato nel 1987. Molti credono che abbia persino ispirato l’artista Naoko Takeuchi, creatrice del noto anime Pretty Guardian Sailor Moon, per la creazione dell’abito della regina Serenity.
Un altro abito famoso è Oceano. Un capolavoro di 200 metri di seta, 1500 pezzi di stoffa e con 37 toni del blu. La capacità di Capucci nel lavorare la seta è unica. Ha creato svariati pezzi che fanno parte ora di un archivio preziosissimo per la storia della moda. E fino al 2 novembre 2025 si potrà avere l’occasione di esplorare l’operato di questo talento unico dell’Alta Moda italiana.
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