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Dieci anni di DiCultHer: quando il digitale diventa cultura condivisa

CulturaDieci anni di DiCultHer: quando il digitale diventa cultura condivisa

Nel 2025, DiCultHer celebra un traguardo importante: dieci anni di attività al servizio della cultura digitale, dell’educazione e della partecipazione civica. Un decennio – sotto l’esperta guida del suo presidente Carmine Marinucci – segnato da innovazione, passione e visione, durante il quale l’Associazione ha costruito una rete viva e partecipata, promuovendo il digitale come leva per una cittadinanza consapevole e inclusiva.

Un’esperienza collettiva che ha saputo coniugare tecnologia, educazione e patrimonio culturale in un’alleanza virtuosa capace di parlare a scuole, giovani, istituzioni e territori. Per comprendere a fondo il valore di questo percorso, abbiamo raccolto la voce di #DiCultHer stessa, dando spazio alla riflessione su passato, presente e futuro.

Alle origini del progetto: costruire contenuti, non solo infrastrutture

Nel ripercorrere le origini di DiCultHer, emergono due citazioni fondanti. La prima, risalente al 2015, propone una potente metafora generazionale: se negli anni ’30 ai giovani si chiedeva di costruire ponti e autostrade, oggi si chiede loro di creare contenuti digitali, vere e proprie infrastrutture cognitive e culturali del XXI secolo.

La seconda, del compianto Prof. Dino Buzzetti, sottolinea l’importanza di non banalizzare l’uso del digitale: “Creare nuova conoscenza richiede impegno e riflessione, tutto il contrario del trovare tutto pronto con un semplice click.” Una visione che pone al centro la consapevolezza critica e l’elaborazione del sapere.

DiCultHer nasce così con l’ambizione di stimolare una nuova idea di cittadinanza digitale, capace di riconoscere il patrimonio culturale come risorsa viva, partecipata e trasformativa. Un obiettivo perseguito attraverso percorsi educativi fondati sulla Convenzione di Faro, che promuove una concezione del patrimonio non come bene da conservare in modo passivo, ma come spazio dinamico da vivere, interpretare e co-costruire.

La “titolarità culturale”: dalla teoria alla prassi

Tra le grandi innovazioni introdotte da DiCultHer c’è la diffusione del concetto di “titolarità culturale”. Un termine che, nel tempo, si è trasformato da principio astratto a pratica concreta: le comunità coinvolte sono diventate protagoniste attive, consapevoli e responsabili del proprio patrimonio.

Attraverso iniziative come #HackCultura, migliaia di giovani hanno potuto raccontare e reinterpretare le proprie radici, trasformandosi da semplici fruitori in custodi e narratori del patrimonio. Questo approccio non solo rafforza i legami comunitari, ma favorisce un modello di gestione partecipata, sostenibile e innovativa.

Giovani e digitale: un’alleanza per il futuro

Fin dal primo giorno, DiCultHer ha puntato sui giovani. Non come destinatari passivi, ma come motori del cambiamento. Nel corso degli anni, il loro ruolo è cresciuto: da utenti a co-creatori, capaci di immaginare nuove narrazioni, strumenti e linguaggi.

Tecnologie digitali, social media e piattaforme collaborative hanno permesso di costruire ponti tra esperienze locali e reti internazionali, dando voce a nuove generazioni pronte a valorizzare i propri territori. Le sfide educative lanciate ogni anno da #HackCultura si sono trasformate in veri e propri laboratori di cittadinanza attiva, dove tradizione e innovazione si incontrano.

L’inclusione digitale, sostenuta anche dagli investimenti del PNRR, ha reso questi percorsi accessibili, radicandoli nella pratica educativa delle scuole e delle comunità.

Tecnologia e patrimonio: un ecosistema in evoluzione

Il digitale ha rivoluzionato la gestione del patrimonio culturale. Da oggetto da conservare a esperienza da vivere, il patrimonio oggi si declina in forme dinamiche e interattive. DiCultHer ha promosso l’adozione di strumenti immersivi, narrazioni digitali, piattaforme open e pratiche di storytelling collaborativo, capaci di rendere il patrimonio accessibile, attrattivo e condiviso.

Tra le sfide più promettenti del futuro, c’è l’uso etico e consapevole dell’intelligenza artificiale, al centro delle riflessioni che animeranno la decima edizione della Settimana delle Culture Digitali “Antonio Ruberti”, in programma dal 5 al 10 maggio 2025.

Verso il 2035: nuove sfide, stessi valori

Guardando al futuro, DiCultHer individua una sfida prioritaria: conciliare innovazione tecnologica e identità culturale. La vera sfida non è solo introdurre nuove tecnologie, ma educare alla loro comprensione e al loro uso critico, in modo da costruire una cultura digitale che non si limiti al consumo, ma promuova cittadinanza, consapevolezza e diritti.

Tra gli obiettivi per il prossimo decennio spicca la redazione di un “Manifesto per l’Intelligenza Artificiale applicata alla cultura”, che sarà discusso proprio il 5 maggio 2025. Un documento pensato per definire principi etici, valori umani, governance e sostenibilità nell’impiego dell’IA per il patrimonio culturale.

Il giorno successivo, il 6 maggio, si aprirà anche un importante cantiere di riflessione sul concetto stesso di Patrimonio Culturale Digitale, ancora oggi privo di una definizione univoca ma sempre più centrale in un’epoca in cui la memoria si costruisce anche – e soprattutto – in rete.

Un decennio che è solo l’inizio

A dieci anni dalla sua nascita, #DiCultHer si conferma una delle realtà più vitali del panorama culturale italiano. Ha costruito una comunità attenta, inclusiva e orientata al futuro, capace di mettere la tecnologia al servizio della cultura e della cittadinanza.

Il prossimo passo? Continuare a innovare, includere, formare. Con lo stesso spirito partecipativo, la stessa energia creativa e una visione sempre più aperta e responsabile. Perché il digitale, se guidato con consapevolezza, può diventare davvero uno strumento di libertà.

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