È stata ufficialmente presentata la candidatura dei paesaggi vitivinicoli del Chianti a sito UNESCO.
Il Chianti non è solo vino.
È paesaggio, cultura, agricoltura, architettura rurale, biodiversità e bellezza. È quell’Italia che sa armonizzare lavoro e poesia, che plasma il territorio senza stravolgerlo, e che riesce ancora a farci sentire parte di qualcosa di autentico.
Le colline tra Firenze e Siena, con i filari ordinati, i casali in pietra, le strade che sembrano dipinte, non sono solo da cartolina.
Sono il risultato di secoli di equilibrio tra uomo e natura, di tradizioni contadine custodite con rispetto e di cura del dettaglio.
Questa candidatura non riguarda solo un’area geografica: riguarda un modo di vivere.
Un modo tutto italiano di stare nel mondo, con un bicchiere di vino in mano e lo sguardo rivolto a un tramonto che ogni giorno sembra nuovo.
È l’idea che la bellezza si può coltivare, vendemmia dopo vendemmia, senza fretta e senza compromessi.
Candidare il Chianti come patrimonio dell’UNESCO non è solo una questione di prestigio, ma di riconoscimento.
Del lavoro, della storia, del paesaggio modellato con intelligenza e rispetto.
Un modo per dire che anche la bellezza quotidiana, fatta di gesti ripetuti e cura costante, ha un valore. E merita di essere tutelata.
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