Il 2 giugno non è solo un giorno di festa segnato in rosso sul calendario.
È un giorno che parla di scelte, coraggio, memoria collettiva e partecipazione.
Una data che ha segnato una svolta profonda nella storia del nostro Paese, e che merita di essere vissuta con consapevolezza.
Nel 1946, dopo la Seconda Guerra Mondiale e la caduta del fascismo, gli italiani furono chiamati alle urne per decidere il futuro del Paese.
E per la prima volta, al voto parteciparono anche le donne.
Una rivoluzione silenziosa ma potente.
Il risultato di quel referendum istituzionale fu chiaro: l’Italia diventava una Repubblica, lasciandosi alle spalle la monarchia e scegliendo un nuovo cammino basato sulla democrazia, sulla libertà e sul principio della sovranità popolare.
Quella scelta, apparentemente semplice, fu invece un atto di rottura.
Un atto di speranza collettiva.
Un punto di partenza per una nuova identità nazionale, che si costruiva sulle macerie ma anche sui sogni di chi voleva un’Italia più giusta, più libera, più unita.
Oggi, a quasi 80 anni di distanza, continuiamo a celebrare quella giornata.
Lo facciamo con cerimonie ufficiali, con il sorvolo delle Frecce Tricolori, con bandiere appese ai balconi, con le piazze che si colorano di rosso, bianco e verde.
Ma il senso profondo del 2 giugno va oltre la festa.
È un giorno che ci invita a riflettere su cosa significa essere cittadini e cittadine italiane oggi.
È una chiamata alla responsabilità civile, alla partecipazione attiva, all’impegno concreto.
La Festa della Repubblica è anche un’occasione per ascoltare la memoria: quella dei nonni che ci parlano della guerra, della fame, della rinascita; quella custodita nei libri di scuola, che raccontano la Resistenza e la fatica di costruire una Costituzione che ancora oggi ci guida.
Ed è anche una finestra aperta sul presente: sul lavoro precario, sull’uguaglianza ancora lontana, sulla crisi ambientale, sulla sfida dell’inclusione.
Perché la democrazia, come la libertà, non è mai scontata.
Si difende ogni giorno. Si costruisce ogni giorno.
Con scelte piccole e grandi. Con la partecipazione, con l’ascolto, con il rispetto delle regole, con la fiducia nelle istituzioni ma anche nella comunità.
Il 2 giugno ci ricorda che la Repubblica non è un’entità astratta: siamo noi.
Con i nostri limiti, le nostre differenze, le nostre possibilità.
Siamo noi quando votiamo, quando aiutiamo il prossimo, quando lottiamo per i diritti, quando studiamo la storia per non ripetere gli stessi errori.
Forse la vera celebrazione, oggi, è questa: riscoprire il significato profondo della parola “Repubblica”, e sentire che quella scelta fatta nel 1946 ci riguarda, ogni giorno.
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