Un recente rapporto sul miglioramento della qualità dell’aria ha evidenziato un risultato significativo per l’Italia, con Milano che ha raggiunto una riduzione del 20% nei livelli di particolato atmosferico (PM10 e PM2.5) nell’agglomerato urbano. Questo traguardo è un indicatore cruciale dell’efficacia delle politiche locali, in particolare del Piano Aria e Clima (PAC) e delle misure di restrizione al traffico come l’Area C, che mirano a trasformare la città in un ecosistema più sano e resiliente. Il report sottolinea come interventi mirati sulla mobilità, l’efficienza energetica degli edifici e la progressiva eliminazione dei combustibili fossili per il riscaldamento stiano contribuendo a mitigare l’inquinamento, tradizionalmente elevato in Pianura Padana.
Nonostante il progresso, il rapporto avverte che la sfida è tutt’altro che conclusa. Sebbene la riduzione del 20% rappresenti un passo avanti, per rientrare nei nuovi e più stringenti limiti imposti dalla Direttiva Europea (previsti per il 2030) e dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Milano necessita di ulteriori sforzi di riduzione, in particolare per il biossido di azoto ($NO_2$). Gran parte del particolato (fino al 75% per il PM10) presente in città è di origine transfrontaliera, un fattore che richiede un coordinamento più serrato e interventi su scala sovracomunale e regionale, come previsto dal PAC milanese.La riduzione delle emissioni di anidride carbonica ($CO_2$) rientra anch’essa negli obiettivi ambiziosi di Milano, che punta alla neutralità climatica entro il 2050. L’adozione di misure a lungo termine, inclusa la massiccia riforestazione urbana e l’incremento delle superfici drenanti, mira a contenere l’aumento delle temperature e a migliorare la qualità di vita generale dei cittadini. Il risultato raggiunto nel 2025 è un incoraggiamento, ma evidenzia la necessità di mantenere un elevato livello di attenzione e investimento per un futuro realmente sostenibile.





