Il Natale è diventato la festa di Babbo Natale dove il valore di una persona si misura dai regali. Milioni di euro vengono spesi in regali superflui, in decorazioni, in cene opulente dove si avanza cibo (mentre ci sono famiglie che non possono permettersi nemmeno un panettone). Ci sono anziani soli, bambini che non riceveranno nessun dono.
Non è questo un tradimento del messaggio di fratellanza che dovremmo celebrare?
Se ci fermassimo davvero a guardare in fondo agli occhi di chi ha poco, scopriremmo che sono loro i veri ricchi di questo mondo:
sanno che l’amore vale più di ogni tesoro,
che la bontà vale più di ogni oro,
e che condividere è il dono più prezioso.
Il vero significato del Natale è quello di insegnarci che la grandezza sta nell’umiltà, che la ricchezza sta nel dare, che il valore di una persona non si misura in denari.
Purtroppo, l’uomo sta dimostrando di aver dimenticato che il regalo più bello che mai si possa fare è aiutare chi è in difficoltà, chi ha bisogno d’aiuto.
In quest’epoca di estremo consumismo in cui pensiamo sempre più agli acquisti natalizi e dove e come trascorre le vacanze (che sembrano sempre più un privilegio per pochi).
- Partecipare ancor più a iniziative di solidarietà e volontariato che potrebbero permettere di vivere “il Natale autentico” fatto di condivisione, calore umano, comunità;
- Contribuire con una piccola donazione, un’ora del proprio tempo ad aiutare le associazioni sociali, i gruppi di volontariato, le realtà che ogni giorno si dedicano a chi è fragile o vulnerabile. Aiutare canili e gattili che durante le feste hanno bisogno di supporto extra per accudire gli animali abbandonati.
Durante le feste, quando tutto sembra correre verso luci, regali, queste iniziative diventano ancora più preziose, perché mostrano un altro volto del Natale: non quello del consumo, ma quello della compagnia. Una tavola condivisa con chi è solo, i momenti di incontro con i bambini vulnerabili, con persone con disabilità, con chi affronta malattie rare o vive la fatica quotidiana dell’emarginazione, sono “ponti”.
Ponti che uniscono vite diverse e ci ricordano che il valore di un sorriso non dipende mai da quanto abbiamo, ma da quanto siamo disposti a condividere.
Forse proprio in questi giorni di vacanza potremmo anche concederci un’altra cosa che non si compra:
il piacere di scambiare regali e cenoni con lavoro nei campi di vita comunitaria. Un Natale diverso, lontano dal consumismo. Un Natale alternativo: fattorie biologiche, borghi recuperati, comunità sostenibili: sono oltre 700 i luoghi in Italia che attraverso piattaforme come WWOOF (35 euro l’iscrizione annuale) e Workaway (49 euro) accolgono volontari durante le feste. In cambio di 4-6 ore di lavoro quotidiano – curare animali, raccogliere ortaggi invernali, cucinare collettivamente – offrono vitto e alloggio. Si dorme in camerata, ci si sveglia con le galline, si mangia quello che si coltiva. Il Natale diventa occasione per riscoprire ritmi naturali e relazioni autentiche. Significa un’esperienza autentica, apprendimento pratico. Il modello è volontario/non monetario: non si tratta di un lavoro salariato , ma uno scambio culturale e educativo su base di fiducia. Costi minimi (solo viaggio). Non adatto a chi vuole relax passivo, comfort alberghieri, wifi veloce.
Quindi, se sapremo dare un senso a questa festa, accadrà qualcosa di semplice e meraviglioso: torneremo a respirare un Natale autentico, quello che parla di presenza, cura e calore umano.
Auguro a te i miei più cari auguri di buone feste.
Enrico Sgariboldi
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