Uno studio retrospettivo condotto nell’Italia Settentrionale ha gettato luce sulla persistente rilevanza della malaria e di altre infezioni trascurate (NTDs) tra le donne migranti in gravidanza, evidenziando una significativa problematica di salute pubblica. La ricerca sottolinea come queste popolazioni, spesso provenienti da aree endemiche, continuino a presentare rischi sanitari specifici che necessitano di un’attenzione mirata all’interno del sistema sanitario italiano. Tra le infezioni riscontrate, la malaria rappresenta una delle minacce più serie, specialmente in gravidanza, a causa del suo potenziale di causare esiti materni e fetali avversi, tra cui anemia e basso peso alla nascita.
Lo studio evidenzia un divario persistente nelle cure: molte di queste infezioni rimangono non diagnosticate o non gestite adeguatamente a causa di barriere linguistiche, culturali e strutturali che ostacolano l’accesso a screening precoci e a trattamenti tempestivi. Il contesto migratorio, spesso caratterizzato da condizioni socio-economiche precarie, contribuisce all’esposizione e alla vulnerabilità a queste patologie. I risultati della ricerca rappresentano un appello urgente a rafforzare i programmi di sorveglianza e screening durante la gravidanza e nel periodo perinatale.La necessità di un approccio sanitario più inclusivo, che integri la medicina dei viaggi con i servizi di base, è fondamentale per garantire l’equità nell’assistenza. L’espansione dei protocolli di diagnosi precoce per la malaria e altre NTDs, insieme a campagne di sensibilizzazione e formazione per gli operatori sanitari, è essenziale per mitigare i rischi e migliorare gli esiti di salute di queste madri e dei loro bambini. L’esperienza nell’Italia settentrionale funge da monito per tutto il sistema sanitario nazionale.





