L’Italia si posiziona al 43° posto nell’edizione 2025 del Climate Change Performance Index (CCPI), ottenendo una valutazione complessivamente insufficiente. Il Paese riceve un rating “medio” per le categorie Emissioni di Gas Serra e Uso dell’Energia, ma un rating “basso” per Energia Rinnovabile e Politica Climatica.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), revisionato a luglio 2024, è stato giudicato insufficiente. Il piano non include un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030 a livello economico complessivo, limitandosi a un target del 40,6% per il settore non-ETS (non coperto dal sistema di trading europeo). Tale obiettivo è inferiore al 43,7% richiesto dal Regolamento di Condivisione degli Sforzi (ESR) dell’UE. Inoltre, il PNIEC ha regressivamente posticipato l’eliminazione del carbone dal 2025 al 2029 e ha autorizzato nuove capacità di gas fossile, non riuscendo a sfruttare appieno il potenziale di energia rinnovabile nazionale.
Un punto di forte critica riguarda i sussidi ai combustibili fossili, che secondo l’ultimo rapporto FMI ammontano a ben 63 miliardi di dollari. Gli esperti del CCPI chiedono a gran voce che questi fondi vengano urgentemente reindirizzati verso progetti di energia rinnovabile e l’attuazione della transizione energetica.
A livello internazionale, l’Italia partecipa a iniziative come la Carbon Neutrality Coalition, la Beyond Oil and Gas Alliance (solo come “amico”) e il Global Methane Pledge. Tuttavia, la politica climatica italiana è prevalentemente allineata alla posizione dell’Unione Europea, senza assumere un ruolo proattivo.
Le richieste principali degli esperti sono chiare e ambiziose: un’accelerazione dell’abbandono del carbone, il blocco dell’espansione dell’estrazione e delle infrastrutture per i combustibili fossili, e il raggiungimento di una riduzione delle emissioni complessiva di oltre il 65% entro il 2030, un obiettivo necessario per allinearsi all’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi. L’Italia è chiamata a un cambio di rotta deciso per uscire dalle posizioni di coda nella performance climatica globale.





