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Monday, December 29, 2025

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Ridefinire la Ricerca Cardiologica: L’Intelligenza Artificiale come Acceleratore e Sfida per i Professionisti del Futuro

Tecnologia & InnovazioneRidefinire la Ricerca Cardiologica: L'Intelligenza Artificiale come Acceleratore e Sfida per i Professionisti del Futuro

La dottoressa Cinzia Perrino, professoressa di Cardiologia presso l’Università Federico II di Napoli, ha illustrato come l’Intelligenza Artificiale (AI) stia rivoluzionando la ricerca biomedica in cardiologia in occasione dell’ESC Spring Summit di Parigi. Se da un lato l’AI offre la promessa di colmare il divario tra competenza clinica e ricerca di base, dall’altro impone ai cardiologi di domani l’obbligo di adottare nuove competenze per rimanere rilevanti in un campo in rapida evoluzione.

La ricerca di base in cardiologia sta attraversando un periodo difficile, aggravato dalla mancanza di un’educazione interdisciplinare. L’AI, come dimostrato dall’assegnazione del Premio Nobel per la Chimica 2024 a un team che l’ha utilizzata per risolvere il problema della struttura proteica, ha il potenziale per generare nuove informazioni analizzando dati esistenti.

La professoressa Perrino evidenzia che la scienza sta passando da un approccio guidato da ipotesi (hypothesis-driven), focalizzato su singole vie, a un approccio basato sui Big Data e sull’integrazione di dati multiomici. L’AI in questo contesto è lo strumento necessario per raggiungere la medicina di precisione in ambito cardiovascolare.

Il Potenziale Trasformativo: Dagli Algoritmi allo “Scienziato AI”

L’AI ha applicazioni in ogni fase della ricerca di base:

  • Generazione di ipotesi scientifiche e supporto nella progettazione degli esperimenti.
  • Creazione di laboratori semi-autonomi e digital twins (gemelli digitali) basati su AI generativa.

L’innovazione più sorprendente citata è lo “scienziato AI” sviluppato in Giappone, ipoteticamente in grado di generare ipotesi, richiedere finanziamenti, condurre ricerche, analizzare dati e redigere articoli scientifici. Si ipotizza che entro il 2050 un sistema di AI possa vincere un Premio Nobel per una scoperta rivoluzionaria. L’AI può esplorare territori scientifici vasti e indefiniti, al di là delle attuali capacità umane.

La vera sfida non è l’essere sostituiti, ma l’essere superati dai colleghi che adottano la tecnologia: “L’AI non sostituirà la scienza di base, ma sostituirà gli scienziati di base che non la usano“. La strategia vincente è la sinergia uomo-AI, che rende i risultati scientifici più rapidi e precisi.

Ciò che l’AI non può fare è sostituire l’intuizione umana, la creatività e il giudizio analitico. Solo gli scienziati umani possono:

  • Formulare domande di ricerca significative per indirizzare l’AI verso problemi biologici rilevanti.
  • Convalidare i risultati con esperimenti reali per garantire la predicibilità e la traslazione clinica.
  • Preservare l’etica e l’integrità scientifica (l’AI è buona solo quanto i dati su cui è addestrata).

Per affrontare questa era, l’ESC sta già promuovendo una formazione adeguata, integrando l’AI literacy nei curricula per medici e ricercatori. L’Italia, ad esempio, ha introdotto 15 scuole universitarie di tecnologia medica per formare una nuova generazione di medici con competenze combinate in ingegneria biomedica, che avranno opportunità professionali immense.

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