Il governo italiano punta a rilanciare l’estrazione e la lavorazione delle materie prime critiche attraverso il Fondo nazionale per il made in Italy, con una dotazione pubblica di un miliardo di euro nei prossimi due anni.
Un’attesa prolungata ma decisiva
Dopo un lungo iter, il Ministero dell’Economia ha sbloccato il decreto attuativo del Fondo, già previsto dalla legge per il made in Italy approvata nel 2023. Oltre alla dotazione iniziale, si stima che ulteriori finanziamenti possano arrivare da fondi privati e internazionali, raddoppiando così l’impatto degli investimenti.
Settori strategici e obiettivi del Fondo
Le risorse saranno destinate a imprese italiane operanti in ambiti strategici, escludendo il settore bancario, finanziario e assicurativo. Le principali aree di intervento comprendono:
- Estrazione e lavorazione delle materie prime critiche.
- Riciclo, riuso e distribuzione, per ridurre la dipendenza dalle importazioni.
- Sviluppo di filiere strategiche ad alta intensità tecnologica.
L’obiettivo è la riattivazione di vecchie miniere e l’apertura di nuovi impianti, oltre alla creazione di un’infrastruttura industriale per la trasformazione dei materiali importati.
Gestione del Fondo e modalità operative
La gestione sarà affidata a due veicoli finanziari:
- Fondo di Real Asset, gestito probabilmente da Invimit, con il compito di valorizzare le risorse minerarie attraverso investimenti di mercato.
- Fondo Imprese, sotto la guida del Fondo Italiano di Investimento, per sostenere aziende target con partecipazioni di minoranza o di maggioranza qualificata.
Entrambi i fondi potranno interagire con investitori privati, inclusi operatori esteri, per stimolare la crescita del settore minerario.
Prossimi passi e sfide normative
Prima dell’operatività effettiva, il Fondo dovrà superare diversi passaggi:
- Approvazione del decreto da parte della Corte dei Conti.
- Definizione dei regolamenti operativi da parte dei gestori.
- Adozione dei decreti attuativi previsti dal decreto legge 84/2024.
Un aspetto chiave sarà la definizione delle royalties per i titolari delle concessioni minerarie, con aliquote stimate tra il 5% e il 7% del prodotto. Inoltre, sono ancora in attesa i decreti su imprese strategiche, dati aziendali e tariffe di controllo ambientale.
Conclusione
L’iniziativa segna un passo importante per l’autonomia strategica dell’Italia nelle materie prime critiche, settore cruciale per la competitività industriale e tecnologica del Paese. Con il supporto di investitori pubblici e privati, il rilancio minerario potrebbe rappresentare una svolta per il made in Italy.