Le principali istituzioni accademiche e di ricerca italiane hanno formalizzato il lancio di un Consorzio Nazionale per la Ricerca sulla Blue Economy, un’iniziativa fondamentale che crea un ponte scientifico tra il Nord e il Sud del Paese, in particolare unendo i poli marini di Napoli e Venezia. Questo nuovo raggruppamento mira a capitalizzare sulla duplice vocazione marittima italiana — Adriatico e Tirreno — per sviluppare soluzioni di innovazione e sostenibilità in settori chiave come la pesca e l’acquacoltura sostenibili, le bio-risorse blu e la tutela degli ecosistemi marini. Il Consorzio si posiziona come attore centrale per indirizzare gli investimenti nazionali ed europei, in particolare quelli previsti dal bando Sustainable Blue Economy Partnership (SBEP) di Horizon Europe, che l’Italia stessa coordina.
La collaborazione tra gli istituti di ricerca di Napoli (che ospita, ad esempio, la Stazione Zoologica Anton Dohrn e il Cluster BIG) e quelli di Venezia (sede di enti come il CNR-Ismar e il CORILA) è cruciale per affrontare in modo olistico le sfide poste dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento, con un focus specifico sul Mar Mediterraneo. L’obiettivo è quello di trasformare la Blue Economy in un motore di crescita sostenibile, conciliando lo sviluppo economico dei settori marittimi con la salvaguardia ambientale e la resilienza delle comunità costiere.Il lancio del consorzio rafforza il ruolo dell’Italia come leader nell’innovazione marittima in Europa, impegnata a definire nuove strategie che vadano oltre il turismo e la logistica portuale, concentrandosi sulla ricerca applicata e sul trasferimento tecnologico. Attraverso progetti congiunti e la condivisione di infrastrutture di ricerca all’avanguardia (come navi e piattaforme fisse), il consorzio mira a creare le basi scientifiche e tecnologiche necessarie per una vera transizione ecologica del settore marittimo italiano.





