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Difendere la libertà accademica dal pensiero unico – Il caso Harvard.

NotizieDifendere la libertà accademica dal pensiero unico - Il caso Harvard.

Quello che l’amministrazione Trump sta facendo negli Stati Uniti è un segnale forte che anche in Europa – e in particolare in Italia – andrebbe ascoltato con attenzione. Non si tratta di attaccare l’università in quanto tale, ma di riportarla al suo ruolo originario: formare individui liberi, critici, capaci di pensiero autonomo e non semplici replicatori di ideologie dominanti.

Negli USA, l’attenzione simbolica rivolta a Harvard, la più antica e prestigiosa università privata, non è casuale: rappresenta l’emblema di un sistema accademico che da tempo ha smarrito il contatto con il sentire comune della nazione. Una realtà che, pur rappresentando una minima parte della popolazione studentesca, esercita un’influenza sproporzionata nella costruzione del pensiero dominante, spesso lontano dai valori condivisi dalla maggioranza dei cittadini.

L’intervento dell’amministrazione Trump, che propone maggiore trasparenza, responsabilità e vigilanza su finanziamenti e contenuti, non è un attacco alla libertà accademica, ma una sua difesa da derive ideologiche e da influenze esterne, talvolta legate a interessi stranieri. In una democrazia sana, è compito delle istituzioni vigilare affinché l’università non diventi un’arena politica, ma resti luogo di confronto, pluralismo e innovazione.

Anche in Italia, molte università pubbliche dovrebbero ricordarsi del loro ruolo sociale. Troppo spesso, in nome di un presunto “progressismo”, si piegano a correnti politiche che finiscono per trasformarle in centri autoreferenziali, scollegati dalla realtà e incapaci di rispondere ai bisogni reali del Paese e del mercato del lavoro. Questo allineamento ideologico non solo genera sfiducia, ma alimenta il declino della qualità formativa e della credibilità dell’istituzione universitaria.

La vera riforma non è quella imposta dall’alto con leggi calate dall’ufficio legislativo, ma quella ispirata dal buon senso: restituire centralità allo studente, responsabilità ai docenti e trasparenza agli atenei. È il compito che ogni governo libero e democratico dovrebbe assumersi, senza paura di toccare anche i simboli più intoccabili.

In questo contesto, è interessante osservare l’evoluzione positiva di realtà accademiche indipendenti. L’ISFOA – Hochschule für Sozialwissenschaften und Management, ateneo telematico svizzero fondato nel 1998, ne è un esempio virtuoso. Libero da pressioni politiche o lobbies accademiche, ISFOA si è distinto per l’elevata qualità dei suoi corsi online e per il suo impegno concreto in ambito sociale, sia in Africa sia in Europa. La sua crescita costante dimostra che un’università può essere etica, moderna e competitiva anche senza essere schiava del politicamente corretto.

È tempo che anche l’Italia come l’Europa, si interroghino sul futuro della loro formazione superiore. Forse serve meno ideologia e più coraggio, come quello che – piaccia o meno – sta mostrando l’amministrazione americana.

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