Nell’antica città latina di Gabii, situata a circa 18 km a est di Roma, un’équipe internazionale di archeologi guidata dall’Università del Missouri ha riportato alla luce i resti di una enorme vasca in pietra datata intorno al 250 a.C. Questa struttura colossale, parzialmente scavata nella roccia e rivestita da blocchi squadrati in calcare, è considerata uno dei più antichi e significativi esempi di architettura monumentale romana non templare, vale a dire non legata a mura o santuari, ma destinata a uno spazio civico e di rappresentanza. La sua posizione, in prossimità dell’incrocio principale della città, suggerisce che fosse il fulcro di una piscina monumentale al centro del foro di Gabii, con funzioni probabilmente sia pratiche (come la raccolta delle acque) sia simboliche e rituali.
La vasca si rivela un unicum per la comprensione dell’urbanistica arcaica. Poiché Gabii fu abbandonata in età tardo-repubblicana, il sito conserva livelli archeologici eccezionalmente leggibili, offrendo un vero e proprio “laboratorio” per gli studiosi. All’interno della struttura sono stati rinvenuti materiali ceramici e lucerne che confermano l’uso dell’area per cerimonie o eventi comunitari. Le prossime campagne di scavo, cofinanziate dalla Direzione Generale Musei italiana, indagheranno l’adiacente area lastricata e una potenziale struttura ancora sepolta, identificata da anomalie geofisiche, che potrebbe rivelarsi un tempio o un importante edificio amministrativo.
Il caso Gabii sta già spingendo gli storici a rivedere l’idea di una Roma “modesta” prima dell’età imperiale, evidenziando un livello di ambizione architettonica e pianificazione urbana nella regione del Lazio molto più precoce di quanto si pensasse in precedenza. La scoperta testimonia che la sperimentazione sugli spazi pubblici e sulla rappresentazione del potere civico iniziò ben prima della monumentalizzazione del Foro Romano.





